Sperimentazioni vocali: triplofonie, diplofonie suoni aritenoidali
La dimensione fonico-vocale è diventata una componente essenziale del mio essere attore. Nel corso degli anni e dei continui raggiungimenti ho imparato ad attribuire alla voce una valenza che va oltre l’effetto meramente sonoro e che tenta piuttosto di approfondire l’indagine sul personaggio. A un certo punto del mio percorso ho come avvertito l’esigenza di riportare lo spessore psicologico e l’interiorità delle varie maschere interpretate anche attraverso la voce. Imbattendomi sempre più spesso nello studio di personaggi combattuti e faticosi, ho maturato l’importanza di elaborare anche a livello fonico la loro drammaticità; ne è conseguita la necessità di simulare e riprodurre suoni "scollati" dai canoni rassicuranti della realtà, alla ricerca di una phoinè più profonda e a volte più "oscura".
L’inaugurazione di questa ricerca risale al 2004, anno in cui, insieme alla Compagnia del Meta-Teatro di Roma diretta da Pippo di Marca, interpreto il personaggio di Cromo nel "Pirandello impromptu". E’ una figura tormentata e devastata da disagi interiori ed esistenziali, un uomo perso nei suoi tormenti che giunge in scena con una voce bassa, roca, potente, gonfia di effetti quasi cacofonici. E’ solo l’inizio, all’insegna di una pura istintività, che deve ancora essere addomesticata dallo studio.
Nel 2005 arriva l’incontro con Davide Enia e Filippo Timi, anche loro dediti alle sperimentazioni vocali, dai quali ricevo una serie di preziose indicazioni che mi permettono di virare le mie predisposizioni verso un approccio tecnico più puntuale e circostanziato. Come poi avviene spesso, incontri casuali e discussioni incardinate su temi e argomenti completamenti diversi, mi portano a scoprire il grande Demetrio Stratos ed il gruppo AREA.
È una rivelazione, l’approdo a un modello da sviscerare e studiare, da visitare e saccheggiare; l’input per uno studio mirato e affascinato che mi porterà, per un certo periodo della mia vita, a diventare "topo da biblioteca", alla ricerca affannosa di materiale e carteggi che riguardano la straordinaria esperienza di Stratos. Sulla scia dei suoi insegnamenti, continuamente conscio dell’impossibilità di poter anche solo immaginare di accostarmi alla genialità di un uomo carico di cultura e di vivacità intellettuale, inizio i miei studi che mi porteranno alla riproduzione di diplofonie, triplofonie e altri tipi di suoni. Inizia qui un lungo e metodico percorso teso al perfezionamento dell’"allenamento" delle corde vocali, definite dallo stesso Stratos "due muscoli" da stimolare e accrescere. Un percorso che è ancora agli albori, impegnativo e faticoso; un cammino lungo ma incoraggiato dalla teoria di Demetrio che affermava che "ognuno di noi dispone alla nascita di tutta una gamma di suoni che poi andiamo perdendo nella ricerca della parola per comunicare".
"...vai per la tua strada, ricerca la tua propria unicità, non disperderti in quisquilie, bazzecole o pinzillacchere: come essere umano hai il dovere di dare il meglio di te stesso e se questo è cantare fino a perdere la voce, che così sia."
(Demetrio Stratos)
Diplofonia
Questa diplofonia si ottiene emettendo un suono nasale e staccando leggermente la parte posteriore della lingua precedentemente appoggiata al palato. Un altro metodo è quello in cui si inserisce, mediante un colpo di glottide, un suono gutturale sopra quello nasale.
Tentativo di Triplofonia
Questa triplofonia si ottiene emettendo un suono nasale sul quale si inserisce una liquida e completandolo con un suono basso e rauco proveniente dalla vibrazione delle arienoidi. La riproduzione di quest'ultimo suono necessita di uno studio separato e preventivo, mirato all'abbassamento del tono della voce. Un altro metodo è quello in cui si inserisce, mediante un colpo di glottide, un suono gutturale sopra quello nasale e aspettando che sopraggiunga il suono basso e rauco prima descritto.
Suono acuto
Questa tipologia di suono si può considerare un fischio delle corde vocali. Si ottiene infatti spingendo con forza l’aria attraverso le corde vocali tese al restringimento.
Suono Aritenoidale
Questo suono si ottiene senza l'utilizzo delle corde vocali, semplicemente facendo vibrare le aritenoidi, che sono le cartilagini che contribuiscono a formare lo scheletro della laringe.
Suono Aritenoidale Misto Cordale
In questo suono, dove il suono aritenoidale si mischia al suono cordale, delle corde vocali, c'è un maggiore uso dell'aria che passando attraverso le corde vocali aritenoidi ne amplifica la frequenza.
Bocca Divisa In Due Cavità
La tecnica che si usa per ottenere questo tipo di suono si chiama "tecnica a due cavità", perché la lingua divide in due cavità la bocca; qui, la parte posteriore della lingua viene tenuta nella parte posteriore della cavità, e nella parte anteriore vengono amplificati gli armonici sia con l'uso delle labbra che con pressioni differenti della lingua.