Ciro Carlo Fico - Attore

Biografia

Sono nato a Casalnuovo di Napoli, un piccolo paesino della provincia partenopea il 21 luglio del 1974.

Dopo gli anni spensierati dei giochi di strada con i fratelli e gli amici, mi avvicino alla lettura e alla musica d’autore che contribuiscono a condurmi all’esperienza del teatro.

Un grave incidente in periodo adolescenziale mi costringe a restare fermo per più di tre anni.

Segue un periodo di fervida attività lavorativa che mi “inizia” ai più disparati mestieri, durante il quale mantengo comunque vivo il mio interesse per il teatro.

Nel 1998 arriva l’incontro con Lucio Colle, esponente della drammaturgia sperimentale napoletana che, come Virgilio con Dante, mi indica la via da seguire. Frutto di questa intesa è il testo di esordio: "Aneddoto Io", scritto a quattro mani con il giovane autore Salvatore Toscano, l’alter ego che riesce a trasferire sulla carta tutte le immagini e le mie convinzioni più autonome e personali. (Al progetto contribuiscono anche Gianluigi Copia e Dario Toscano).

È il 2000 quando arrivo a Roma e decido di affinare le mie capacità attoriali intraprendendo un corso di studi mirato presso l’Accademia d’Arte Drammatica "Pietro Scharoff". Dopo il diploma, m’imbatto in uno dei personaggi che segnano in maniera indelebile la mia maturazione artistica: Pippo Di Marca, protagonista della scena avanguardista italiana. È sotto la sua regia che porto in scena, tra gli altri, "Ex Amleto", "P.I.R.A.N.D.E.L.L.O. impromptu" e "Romeo e Giulietta".

Nel 2002 sono nel cast de "I Negri" di Antonio Latella, uomo carico di genio e di umanità, con il quale intraprendo una fortunata tournee internazionale.

La smania di ricerca mi porta successivamente a perfezionarmi attraverso l’insegnamento di maestri come Danio Manfredini e Steven Berkoff.

Al 2004 risale l’incontro con Andrès Morte Teres, sotto la cui direzione studio a fondo il complesso personaggio del pittore irlandese Francis Bacon che mi consegnerà immagini e visioni destinate a "marchiarmi" per sempre. L’anno successivo conosco il Gruppo MOTUS di Enrico Casagrande e Daniela Niccolò dei quali apprezzo la carica sperimentale tesa a celebrare il connubio tra cinema e teatro.

Menzione a parte meritano gli studi condotti nel tempo sulle mie capacità vocali che mi hanno portato, sulla scia del grande modello rappresentato da Demetrio Stratos, alla riproduzione di diplofonie, triplofonie e suoni dal gusto ancestrale. Al culmine di questi studi arriva l'esperienza di "Voci dal Caos", il monologo tratto da una selezione di brani dello scrittore Antonio Moresco, autore dalla straordinaria carica visionaria e poetica e, ancor prima, uomo di eccezionale generosità. L'incontro con la sua scrittura ha determinato l'avvio di un "contagio" altissimo e irreversibile e ha sancito l'inaugurazione di una "dipendenza" smaniosa, mai paga della tormentata bellezza della sua parola.

Nel 2009 conosco Duccio Camerini, esponente di spicco della drammaturgia contemporanea. Sotto la sua direzione, sono il pastore dell'"Oedipus on the top", rivisitazione "a bocca chiusa" del capolavoro di Sofocle. Un ruolo importante, che mi permette di inoltrarmi in nuovi territori e di scoprire una gamma interpretativa rimasta fino a quel momento inesplorata.

Nel 2010 arriva l’incontro col maestro Anatoli Vassiliev, modello didattico di altissima caratura, in grado di spalancare nuovi sorprendenti scenari e di denunciare le asfittiche prospettive nelle quali spesso gli attori occidentali si “rifugiano”. Il suo insegnamento mi ha consegnato preziose indicazioni sulla lettura del “metodo” che consente di vivere liberamente la scena, consapevole della necessità di sbagliare e della possibilità di liberarsi dalla memoria del testo. Un maestro votato al coraggio dell’arte che insegna: “Dobbiamo sapere tutto: come fare, come toccare, come imbrogliare, come ferire senza far soffrire troppo”.

Nello steso anno la mia ricerca trova “conforto” nell’incontro con il duo Ricci/Forte, enfants prodige del teatro italiano, che mi permette di esplorare la scrittura di Chuck Palahniuk attraverso metodologie estreme, tese a snudare l’ipocrita conformismo dentro e fuori la scena.

Sono attualmente impegnato nell’ideazione, insieme a Salvatore Toscano, di progetti che dovrebbero tradurre in realtà le visioni e gli insegnamenti accumulati negli anni.